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UN ANTICO BORGO VENETO DA SOGNO: BORGHETTO SUL MINCIO

Aggiornamento: 21 mar


Cari Amici Millennials, la Primavera è ormai alle porte e noi ci stavamo domandando quale fosse il modo migliore per ringraziarvi del supporto che ci state dimostrando in questi ultimi mesi


beh, avete dubbi per caso? Continuate a leggere!


Oggi vogliamo parlarvi di un piccolo dolce borgo veneto che forse non tutti conoscono.

Facciamo alla vecchia maniera:

Conosciuto per essere un antico borgo di mulini

Situato tra il Lago di Garda e Verona

Famoso per i suoi “Nodi d’Amore”


Poco distante troviamo Valeggio sul Mincio


La nostra rubrica “quello che non sai su” vi consiglia cosa visitare nel borgo veneto da sogno di “Borghetto sul Mincio”.


Passeggiare tra le stradine di questo antico borgo equivale a ritornare in epoca Medioevale, un bel tuffo nel passato … un passato tra l’altro vivibile in ogni angolo del paesetto, grazie all’atmosfera magica che si ricrea.

Conosciuto anche solo con il nome di “Borghetto”, pensate addirittura che è stato inserito nell’elenco de “I borghi più belli d’Italia”.


Ma cosa ha da offrire e per quale motivo cattura l’attenzione di tutti quelli che lo visitano?

Innanzitutto vi consigliamo di prendervi almeno una giornata per visitare questo paesetto e perché no, nel tempo rimanente, fare una tappa a Valeggio sul Mincio, in cui poter visitare il famoso Castello Scaligero.


QUANDO VISITARE BORGHETTO SUL MINCIO

In Primavera è il periodi migliore e verso l’inizio dell’estate. L'atmosfera in queste stagioni rende la visita più godibile.


COSA VEDERE A BORGHETTO SUL MINCIO


Partiamo dalla porta merlata, l’ingresso che da accesso al centro del borgo. Visitare Borghetto sul Mincio è proprio un’esperienza, noi vi suggeriamo di chiudere gli occhi e di lasciarvi trasportare dai suoni, dalle risate delle gente, perdervi tra le lunghe vie del borgo sarà una magia.

Ad aspettarvi ci saranno molti mulini ad acqua ancora funzionanti, d'altronde la città è conosciuta oltre che per i tortellini anche per i mulini.



Il mulino ad acqua più antico lo si incontra, sulla sinistra, poco dopo l’ingresso di Borghetto.

In realtà rimane ben poco e non è tra i più belli del borgo.

Qui si trova anche l’Angolo degli Innamorati, una ringhiera dove ci sono appesi centinaia di lucchetti, un po’ come le gomme da masticare attaccate alle mura dell’ingresso di casa di Giulietta, ricordate?

Potrete visitare anche l’interno di alcuni mulini, per osservare come funzionano gli ingranaggi della ruota e come muovono la grande macina di pietra.



Segnatevi anche quest’altre chicche di Borghetto:

Chiesa di San Marco Evangelista Ponte San Marco, o Ponte di Legno. Prima di oltrepassarlo, troverete incastrata nelle antiche mura medievali la statua di San Giovanni Nepomuceno, un martire boemo. La tradizione narra che il Santo protegga dall’annegamento coloro che cadono nelle acque del fiume Valeggio sul Mincio.


Non possiamo lasciarvi andare via da Borghetto senza prima averci fato assaggiare i suoi famosi tortellini, tipicamente chiamati “Nodo d’Amore”.


Questo favoloso piatto tradizionale, cucinato e tramandato fin dagli arbori, è farcito con un ripieno di carne e viene servito con burro fuso e salvia. Potete assaggiarli in diversi ristoranti tradizionali, oppure potete visitare direttamente la fabbrica locale di tortellini, qui si impareranno tutte le tecniche di preparazione.


QUELLO CHE NON SAI SU “IL NODO D’AMORE” DI BOGHETTO E VALEGGIO SUL MINCIO


Si tratta dei tortellini più famosi del paese - non solo di Borghetto, anche di Valeggio - chiamati in dialetto “agnolin”.

E quando vi diciamo che sono famosi, non scherziamo, infatti sono stati i protagonisti in una puntata di MasterChef Italia!


E’ impossibile parlare del tortellino senza prima raccontare la sua storia, che prende origine proprio da una fiaba, risalente a quell’epoca e ambientata alla fine del ‘300.


Tutto prende vita quando l’Italia settentrionale è attraversata da numerose guerre: Giangaleazzo Visconti, il signore di Milano, si posiziona con il suo esercito sulle rive del fiume Mincio, con lo scopo di combattere i nemici.


Uno dei soldati inizia a raccontare che nel fiume Mincio vivono delle splendide ninfe che, di tanto in tanto, escono dalle fredde acque per ballare.

Queste creature purtroppo sono state colpite da una terribile maledizione, sono state trasformate in orrende streghe.



Durante quella notte, le “streghe” escono dal fiume e iniziano a danzare tra le tende dei soldati che nel frattempo si sono addormentati.

Tra tutti i soldati uno in particolare, chiamato “Malco”, si accorge di queste strane creature intorno a loro e senza pensarci troppo, le affronta, riuscendo a farle scappare verso il fiume.


Tutte ad eccezione di una che, rimasta intrappolata, cerca di liberarsi senza troppo successo. Malco le strappa il mantello e rivela così la sua vera identità: non è un essere mostruoso, al contrario si trova davanti una graziosa Ninfa chiamata Silvia.




Tra i due è amore a prima vista, tanto da giurarsi amore eterno.

All’alba, prima di tornare nel suo regno incantato, Silvia lascia a Malco un fazzoletto di seta dorato, come simbolo del loro amore.


Dopo qualche sera, a corte viene organizzato un ricevimento; tra le danzatrici, Malco riconosce immediatamente la sua Silvia, che è uscita dalle profondità del fiume soltanto per poterlo rivedere. Ma questo amore, direbbe Manzoni, non s’ha da fare: i due si scambiando sguardi che vengono subito bloccati dalla gelosia di una donna, Isabella, alla quale non va giù che i due siano innamorati, così impone alle guardie di arrestare Silvia ma non appena Malco assiste a tutto ciò si mette in mezzo permettendo alla ninfa di fuggire.


Malco si ritrova solo e imprigionato. Isabella gli fa visita, pentita di essersi comportata in quel modo e gli chiede perdono; ma in quel momento riappare Silvia, riemersa dal fiume per liberarlo, e costringe Isabella a lasciarli andare.

La ninfa in realtà ha un piano. Possono vivere il loro amore libero da tutti ma solo ad una condizione: dovranno rifugiarsi e vivere per sempre nelle acque burrascose del fiume.




Inutile dire che Malco non ci pensa due volte, ma i due vengono fermati dalle guardie. Sarà proprio Isabella a impedire alle guardie di raggiungerli. Trovarono in terra solo il fazzoletto di seta dorata, annodato dai due amanti come simbolo del loro eterno amore …


Per ricordare questa triste storia, le paesane hanno iniziato a tirare una sfoglia sottile come la seta e gialla come l’oro più prezioso e che, una volta farcita, viene poi simbolicamente “annodata” : ed è così che nacque il “nodo d’amore”.



Ora vi facciamo noi una domanda, anche nel vostro paese esistono leggende o racconti di questo tipo, legati alla tradizione, cucina ecc …?

Siamo curiosi di conoscere le vostre storie!

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Noi ci vediamo alla prossima!


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